sabato 28 gennaio 2012

Hermes e la cura

Il mio intervento presentato a Catania, il 28 Gennaio 2012 al Ciclo di Seminari
Mitologie della Psiche , IMPA  www.archeimpa.it

                            MERCURIUS: LO SPIRITO DELL'INCONSCIO


La visione ermetica in ospedale, cioè nel mondo della cura, può essere riconducibile a molti aspetti. Mi vorrei soffermare su due di essi: l’organizzazione nel suo insieme, e la relazione medico paziente.

Due facce imprescindibili del mondo sanitario, l’uno che dà indirizzi, ne fissa i programmi e le finalità; l’altra che li mette in atto , li concretizza nella operatività quotidiana delle corsie e degli ambulatori. L’uno il piano dello “spirito”, l’altro querllo della pratica.  In questo luogo, cosa può farci un dio? Ma più esattamente dov’è il dio Hermes, su che cosa regna,  che doni offre?

                       Sarai il dio dei ladri, dell'inganno e della finzione.”

  Disse Zeus al bimbo appena nato, questi saranno i tuoi doni

“E sarai il mio messaggero, se prometti che non racconterai mai bugie”.
“Lo prometto, padre, purché non mi obblighi a dire tutta la verità. Ci dev’essere spazio per la fantasia.”
Zeus rise di nuovo e assentì col capo. Quindi diede al nuovo dio il caduceo, una verga di araldo ornata di nastri bianchi. Gli diede anche calzari alati perché potesse muoversi con la velocità del pensiero. E lo chiamò Ermes. 



Quindi messaggero degli dei, da un lato;  signore dell’inganno dall’altro. Hermes: il messaggero, Hermes l’ingannatore.

Se penso a ciò che accade quotidianamente durante il mio lavoro in ospedale, ritengo che Hermes ci abiti, più di chiunque  altro. Penso a come sia presente nello spirito generale dell’organizzazione (bugiarda!) volta alla finalità della salute, dell’assistenza umana, della sensibilità psicologica, che in realtà nasconde indifferenza, individualismo, cinismo. Penso a come si sia più interessati alla conservazione dei  ruoli, del prestigio, del guadagno, che non a una effettiva buona pratica sanitaria.

Come i principi etici del rispetto, della sensibilità, siano traditi quotidianamente dagli interessi privati.  Come nella sua identità generale, un ospedale, oggi azienda ospedaliera, il cui fine è  “produrre” salute e benessere, in realtà produca interessi individualistici,  coltivi il narcisismo personale, nell’obiettivo di “guadagnare” attraverso il male altrui soldi, carriera, prestigio . Come il malato,  “l’utente” cui si rivolge sia  l’ultimo anello funzionale di un sistema orientato a scopi utilitaristici.
L’inganno quindi, l’utilizzazione di principi etici ed umani per  fini personalistici ed economici, sembra regnare nei sotterranei dell’organizzazione sanitaria volta al “bene” collettivo, alla salute pubblica: “quando siamo apollinei negli ideali, Ermes nel suo aspetto più oscuro non è lontano” (afferma Hillman nel suo Saggi sul puer ) e continua “insieme ( essendo fratelli) fanno davvero una bella coppia: il bagliore dorato dei nobili fini raggiunti con l’astuzia e con l’inganno”.

Scusate se sono partita dagli aspetti più degeneri della organizzazione sanitaria  (parlerò anche degli aspetti positivi) dove l’archetipo Hermes sembra soggiornare con astuzia infinita. Penso a come , dietro i programmi sanitari, si muovano  interesse privati di case farmaceutiche , industrie medicali… ecc. Grandi interessi finanziari operano dietro gli impianti di pace-makers, stent, protesi . Tutti certamente indispensabili in alcuni casi, ma molto spesso  anche abusati, sperperati, sulla pelle del malato….

Non intendo qui parlare della mala sanità, ma di  come , nella buona sanità, la presenza di Hermes si ritrovi in tutti gli aspetti manipolatori, ambigui e duplici dei suoi presupposti di fondo.

L’economia di un ospedale è fondata sugli aspetti di guadagno, di affari, di utili. Il paziente è lo strumento indispensabile di tutto un apparato lucrativo.  Per non parlare degli aspetti di ricerca: pensiamo a quanti protocolli di sperimentazione di nuovi farmaci, di nuove tecniche, ecc ecc, passano pressoché quotidianamente dagli ambulatori, per poi immettere nel mercato quello o quell’altro rimedio o presidio chirurgica ecc ecc.

Ma siamo sicuri che tutto questo abbia la finalità “etica ” di curare il malato e le malattie??

E da qui, passiamo subito all’altro punto, alla cura in senso stretto, a ciò che accade tra il medico e l’ammalato nella relazione terapeutica.

Vado all’Hermes con il suo bastone: il caduceo è il simbolo della medicina, nel segno di Ippocrate. Esso rappresenta gli opposti, così come il “farmaco” ha contemporaneamente  il significato di rimedio e di veleno.

La cura infatti ha  sempre come  proprio obiettivo il riequilibrio delle energie positive e negative della persona malata: ma tutti sappiamo che non è mai un processo indolore, al contrario l’ambivalenza del “farmacon” è presente in ogni forma di cura. E la cura in un ospedale è ben più ampia della semplice somministrazione di un farmaco. La cura è trovare la strada giusta per quel malato, è l’intuizione di mettere insieme i segni, i sintomi
per arrivare a una certa diagnosi, a un  vedere”  ciò che si nasconde dietro, “sentire ciò che vi si nasconde”  citando ancora  Hillman  .

 In un pronto soccorso ad esempio, è necessario  avere un lampo  di genio, di intuizione e di lucidità  per individuare un caso complesso e distinguerlo da uno più semplice, è necessaria una decisione rapida: lo spirito ermetico è situazionale, legato al momento. E’ questa la prospettiva produttiva e positiva dell’atteggiamento mercuriale, del suo “opportunismo”. Il suo sapere è un Non-sapere,  una capacità che si fa avanti nel momento giusto.

Il “Tempo” in casi come quelli che si presentano in ospedale è una dimensione fondamentale: forse quella in cui più di ogni altra si sostanzia l’azione medica.

Entro ancora meglio nella relazione medico-paziente: ogni relazione è una “situazione” nella quale sono coinvolte due persone, in quel determinato momento, per una determinata ragione, molto spesso per caso.  Il medico, così come il terapeuta deve “afferrare” l’altro e la sua malattia, deve sapere portare il paziente da una riva all’ altra, trasportarlo oltre la realtà di quel momento. Ermes lo psicopompo, è colui che guida nel regno dei morti, è presente sempre nell’oltrepassare una soglia. E’ al limite, dove è necessario non restare fermi, ma essere coscienti di ciò che accade e di ciò che può accadere. La funzione psicologica dell’archetipo Hermes è quindi fondamentale nel regno della cura, laddove è necessario l’agire immediato, la decisione rapida, l’attraversare un possibilità spesso non certa, ma talora fortunata e sempre legata alle forze in campo di quel dato momento .

Il medico come  Psicopompo si trova spesso in quelle situazioni di “terminalità” nelle quali la cura è in realtà un accompagnamento: relazioni molto complesse nelle quali entrambi (Medico- Paziente)  sanno bene che non c’è più possibilità di soluzione.

L’incurabilità, la non –curabilità,  porta talora a relazioni dai tempi lunghi, imprevedibili, ad attese spesso esasperanti  durante le quali la funzione del medico è semplicemente un esserci,  giorno per giorno, con lo sguardo vigile, l’ascolto attento,  “ancora e ancora”, come un giorno mi disse negli ultimi giorni della sua vita un giovane in Aids.  Eppure, in questo caso, il dio ci dà la capacità di assistere ed accompagnare questo difficile attraversamento. E’ l’ accompagnare una trasformazione della coscienza che , se è vero che si fa sempre più necessaria nell’avvicinamento al limite estremo, è pure vero che è sempre presente in ogni esperienza di malattia. Pertanto Hermes, guardiano della soglia, ispira l’intervento di aiuto che spesso in ospedale è veramente una discesa agli inferi.

Ogni esperienza di malattia  infatti, porta con sé la morte di qualcosa, l’abbandono di un certo equilibrio, la necessità di operare un cambiamento nelle abitudini,  nello stile di vita, in ogni caso una presa di coscienza del cambiamento talora terribile che ci aspetta.
Hermes, ci dà la forza giusta per aiutare il paziente a operare questa trasformazione. Egli può “recare i messaggi di qualunque Dio, …”citando ancora Hillman,  aiutandoci a trovare la strada giusta attraverso le più anguste situazioni.

E’ questa la funzione ermetica dello psicopompo, che certamente tutte le persone che si dedicano alle relazioni di aiuto possiedono e devono possedere.

Quando le situazioni si fanno oscure, difficili e senza apparenti vie di uscita, ecco che il bagliore della coscienza ermetica , il suo intuito, la sua capacità di operare connessioni, ci indicherà cosa fare….cosa dire.

Perché Hermes è “logos”: ragione, parola. E quale migliore strumento ha il medico che non sia la “buona” parola: la parola intelligente, appropriata in ogni situazione. Anche se bugiarda,  tutti sappiamo che  la Parola   più di ogni altro farmaco “cura”, in quanto parola significa instaurare una relazione, significa sapere ascoltare e sapere rispondere. Hermes, il dio degli oratori, trova il modo giusto per raggiungere l’animo di chi necessita  aiuto nelle scelte , conforto ai suoi mali, aprendo loro la speranza o anche  l’ illusione .

Ci deve essere spazio per la fantasia”…  dice Hermes al Padre.

E a volte il malato ha bisogno proprio di questo.

 Pubblicato su:
www.babelenews.net   N.14
 "Mitologie della psiche", pag 17


             









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