sabato 29 settembre 2012

I disturbi alimentari


Nella mia pratica professionale mi sono spesso trovata a trattare problematiche connesse ai disturbi alimentari: disturbi oggi in aumento in tutte le fasce di età, soprattutto fra i giovanissimi.
Così ho deciso di "alimentare" il mio blog parlandone un pò.
Comincio da un generale sguardo su questa tematica, approfondendo successivamente l'argomento in modo più specifico.

In generale si indica come disturbo alimentare un alterato rapporto con il cibo che va oltre le normali “deviazioni” soggettive comprese nell’ arco della cosiddetta normalità.
Ogni individuo ha i suoi gusti , le sue preferenze verso determinati cibi, un suo stile alimentare che si manifesta spesso a partire dai primi anni di vita. Pertanto le differenze individuali si radicano nel contesto culturale di appartenenza, nello stile familiare ed educativo,  nelle condizioni economiche e climatiche: tutti aspetti che influenzano enormemente le abitudini alimentari di tutti noi.
Ma la “diversità” non riguarda solo il gusto e le preferenze ma, in modo più significativo ,  l’atteggiamento con cui ci si accosta al cibo e le modalità attraverso cui “consumiamo” questa relazione. Il cibo infatti rappresenta l’elemento esterno che nutre non solo il nostro corpo, ma anche la nostra anima, la mente, i pensieri. Il cibo è un mondo, per non dire il mondo con cui primariamente entriamo in contatto.
Per la teoria freudiana dello sviluppo,  la fase orale, che inizia con l’allattamento al seno materno,  costituisce la base fondamentale su cui si  organizza la relazione oggettuale. L’attività nutritiva costituisce il mezzo attraverso cui il bimbo si impossessa del mondo, imparando a conoscere e a sentire  attraverso la bocca , gradualmente distinguendo e differenziando un oggetto dall’altro attraverso il  piacere o il disgusto e , in conseguenza , incorporando il primo e respingendo l’altro. Su questa premessa che non intende essere il necessario, né tanto meno unico,  paradigma interpretativo dei futuri comportamenti alimentari dell’adulto, dà tuttavia la misura di quanta importanza ha nell’individuo la relazione con il cibo e come quest’ultimo sia connesso non solo al fondamentale istinto di sopravvivenza, ma alla rappresentazione immaginaria del proprio essere nel mondo.
Sulla base della sua importanza  è possibile inserire la sempre crescente attenzione che viene prestata a tutti quei comportamenti che , in eccesso o in difetto, si discostano enormemente dalla normale varietà cui ho accennato, divenendo,  oggi più che mai , vere e proprie patologie con gravi danni per l’integrità psicofisica dell’individuo e conseguenze talora anche mortali.
Obesità, bulimia, anoressia, fame compulsiva , food carving, disordini alimentari, fanno tutti parte di un alterato rapporto con il cibo considerato non più come normale fonte di nutrimento e di piacere, occasione di convivialità e ritualità sociale,
ma come luogo di scatenamento di profonde tensioni emotive,  condotte compensatorie di insoddisfazioni e frustrazioni di ogni genere, che rendono l’individuo prigioniero dell’ossessionante desiderio di mangiare unitamente all’ancor più ossessionante desiderio di liberarsene. Accanto a questo cresce e si radicalizza un distorto rapporto con il proprio corpo, vissuto come il minaccioso testimone delle proprie fobie, reo confesso di fronte all’altrui sguardo e giudizio, dai familiari, agli amici, ai medici.     

domenica 16 settembre 2012


Ansia e attacchi di panico


Negli ultimi anni il numero di persone che soffrono di ansietà generalizzata, angoscia di morte e attacchi di panico è notevolmente aumentato, e in tutte le fasce d’età.

Nella mia esperienza ospedaliera, dove una vasta fetta di questa popolazione sofferente si rivolge anche al Pronto Soccorso, questi disturbi provocano manifestazioni somatiche di vario tipo: svenimenti, sudorazione, accelerazione del ritmo cardiaco, solo per citare quelle più eclatanti. Molte altre manifestazioni sono meno visibili ma non meno disturbanti e fonte di disagio. Mi riferisco a coliti nervose, insonnie, blocchi motori, e  molti disturbi ancora che l’ansia ingigantisce e moltiplica contribuendo ad alimentare aspetti ipocondriaci, difficoltà relazionali, scarsa concentrazione negli studi e al lavoro.

Uno degli aspetti più strettamente collegati all’ansia è il crescente desiderio di controllo che nella società contemporanea viene sostenuto da tutta una serie di mezzi e strumenti atti a monitorare continuamente le possibili “deviazioni” dalla normalità.

Parlo dell’uso quotidiano dei cellulari, internet, social network, per arrivare alle sofisticate possibilità delle tecnologie medicali che, se inappropriatamente utilizzate, spingono il  concetto di prevenzione verso un disastroso rapporto con il proprio corpo, vissuto come luogo nemico e fonte di insidie da scoprire. Riguardo ai primi (cellulari ecc.) è noto che , accanto all’ indubbia utilità e comodità del loro utilizzo, hanno nel contempo esasperato l’idea della presenza assoluta e costante , disabituando alla necessità di tollerare la separazione dall’altro e di non averne sempre il controllo.

Questo accanimento , nelle relazioni genitori figli e in generale in tutti i rapporti affettivi,  ha senza dubbio esagerato le dinamiche di dipendenza, relazioni conflittuali, paure di perdita, ecc.

Da questo quadro generale che caratterizza la nostra società, vediamo meglio quali sono i sintomi dell’ansia e degli attacchi di panico e come l’una può sfociare nell’altro, anche se non necessariamente.

 

L’ansia

 

L’ansia è uno stato emotivo connesso da un lato alla personalità del soggetto, dall’altro a periodi più o meno prolungati di stress o di esperienze dolorose che mantengono la persona in una costante situazione di preoccupazione eccessiva, sensazione di attesa o di “allarme”, rendendola  particolarmente vulnerabile e “attaccabile”  da stimoli esterni o interni anche di modesta entità.

Le persone ansiose vivono pertanto in una condizione di costante “minaccia”, sono dominati da pensieri negativi, spesso accompagnati da fobie e paure di vario tipo.

Per la persona ansiosa ogni esperienza viene vissuta come una prova verso cui ci si sente impreparati o inadeguati o ritenuta al di là delle proprie possibilità. In determinate situazioni l’ansia si può scatenare in vere e proprie crisi con sudorazione, vampate, battiti cardiaci accelerati, sensazioni di oppressione e di peso al petto.

Quando questi sintomi superano una certa soglia di intensità, presentandosi tutti insieme come dei veri e propri “attacchi”, la persona perde il controllo di sé stessa, della sua mente e della situazione: questo è l’attacco di panico.

Attacchi di panico


Sudorazioni, vampate di caldo o di freddo, sensazioni di soffocamento,  tachicardie,  dolori diffusi e  difficoltà di respirazione , perdita di controllo della situazione sono i sintomi che , tutti insieme, caratterizzano gli attacchi di panico che spesso insorgono anche nelle personalità non apparentemente ansiose ma, al contrario rigide, represse,poco disponibili al cambiamento : oggi viene indicato come DAP (Disturbo da Attacco di Panico) ed è in crescente aumento soprattutto tra i giovani e giovanissimi.

L’attacco di panico genera una paura secondaria, quella dell’attacco stesso, e pertanto disturba il normale svolgimento della vita per la paura che lo stesso possa ripresentarsi. La comparsa dell’attacco di panico è improvviso e inaspettato, almeno la prima volta. Esso è uno squarcio nella regolarità dell’individuo, qualcosa che lo costringe a fermarsi. Chi è colpito da attacchi di panico vive nel terrore del suo ripetersi (ansia anticipatoria) e pertanto evita tutte quelle situazioni ritenute possibili fonte o occasione di simili esperienze. Nei giovani questo porta a difficoltà scolastiche, ritardo nel superamento degli esami, timore di affrontare le situazioni nuove o le relazioni sociali.

Le conseguenze possono essere fobie di vario tipo ( paura di uscire, di stare soli o di stare nella folla, viaggiare ecc): paure che non soltanto limitano fortemente la vita ma alimentano un generale sentimento di frustrazione e di disistima che, se non opportunamente trattato, può generare depressione e una sostanziale deformazione nella percezione di sé.

Come intervenire?

L’ansia e gli attacchi di panico vanno sempre considerati nel contesto della persona, della sua esperienza di vita e del momento della loro insorgenza. Non esiste l’ansia in sé, ma la persona che la vive, la sua personalità e i sintomi attraverso cui la stessa si manifesta.

Prima di rivolgersi a cure farmacologiche ( ansiolitici e psicofarmaci) è utile capire di che si tratta attraverso un’indagine psicologica approfondita delle tematiche che la sostengono,  e di valutazione diagnostica in modo da scegliere il percorso terapeutico  più opportuno per la singola persona. L’ansia non è uno stato da rimuovere ma da comprendere, un moto dell’anima che racconta molte cose e che bisogna sapere ascoltare.


 Lilia Di Rosa