Bulimia
A differenza dell’obesità, che è una vera e propria malattia
sociale, la bulimia insieme all’anoressia è una patologia di natura
esclusivamente psichica. Inoltre essa non è necessariamente collegata ad un
aumento ponderale, ma si riscontra in persone apparentemente normali, anche
perché la loro condotta alimentare è tenuta in segretezza e pertanto sfugge
alla attenzione degli altri. Chi soffre di bulimia nervosa è portato a grandi
abbuffate, spesso notturne, cui fanno seguito comportamenti compensatori come
il vomito autoindotto , diete ferratissime, talora digiuni e uso frequente di
lassativi e diuretici. La spinta a rimpinzarsi è dovuta ad un sentimento di
grande vuoto interiore, che fa capo a relazioni affettive fallimentari o
inesistenti. Nel disperato tentativo di riempire questo vuoto, chi ne soffre intrattiene
con il cibo una relazione tossica che devasta il suo corpo come la sua psiche.
L’ossessiva dipendenza dal cibo è fonte di gravi sensi di colpa che in molti
casi inducono ad atti autolesionistici. Mentre nell’anoressia questa sofferenza
è palese e la persona anoressica non riesce a tenerla nascosta, nella bulimia
il comportamento dannoso è tenuto sotto controllo e spesso assolutamente
invisibile.
Il pensiero ossessivo del cibo “riempie” la mente proteggendola da emozioni come la
rabbia, la paura, il desiderio, che per vari motivi non si è capaci di gestire.
Il cibo, così come la bilancia e tutti i
vari meccanismi compensatori cui ho accennato, sono una potente difesa contro
altri pensieri intrusivi, al riparo della consapevolezza dei propri veri
problemi che quasi sempre sono collegati al rifiuto di sé stessi, ad un cattivo
rapporto con il proprio corpo, fonte di una tensione intollerabile, e al senso
di disistima personale.
Accanto alla bulimia vera e propria esistono “atteggiamenti
bulimici” che è possibile osservare non solo in relazione al cibo, ma in
tutti quei comportamenti ossessivi che inducono a soddisfare i propri bisogni
di natura affettiva attraverso il consumismo sfrenato, o i rapporti sessuali
usa e getta, o altre esagerazioni
comportamentali che in ogni caso risultano dannosi per la persona. Mangiare e
riempirsi e vomitare diventano parti integranti di un copione cui è impossibile
resistere.
Anoressia
Come la bulimia, anche l’anoressia nervosa appartiene al
gruppo di patologie di origine psichica. E anche questa viene considerata una
malattia del mondo industrializzato. Si riscontra più frequentemente nelle
donne, ma ultimamente è in aumento anche tra i giovani maschi. Molto spesso
bulimia e anoressia si alternano nella stessa persona, in fasi temporali
diverse o anche in una continua oscillazione tra l’una e l’altre. Nel suo
“Tutto il pane del mondo” (
Bompiani) Fabiola de Clercq racconta
molto bene come le due forme possano coesistere e rafforzarsi reciprocamente.
Il rifiuto ostinato del cibo, insieme alla amenorrea nelle
donne, alla perdita di interesse sessuale, e alla paura ossessiva di ingrassare,
viene spesso ricondotto ad un desiderio
di “spiritualizzazione”, che vede nella carne e nei suoi bisogni un
attaccamento alla vita terrena cui si intende rifuggire. Una ideologia ascetica
sembra sposare alcune tendenze ossessive della personalità che nel diniego
della materialità esalta i valori della mente e dello spirito, talora
accompagnato da un vero è proprio disprezzo o disgusto per chi normalmente ne
gode. Manca nell’anoressico il riconoscimento della propria patologia, e
dei sentimenti di vergogna e di colpa che assillano il bulimico. Al contrario l’esibizione della propria magrezza è
giustificata da scelte ideologiche o razionalizzazioni tese a sostenere ed
ostentare la propria scelta. Tutto ciò poggia
su una alterata percezione del proprio corpo che viene sempre considerato in modo
irrealistico, sottoposto ad un controllo rigoroso e costante. Spesso la dismorfofobia raggiunge
livelli estremi di distorsione percettiva che vanno anche al di là degli
aspetti propriamente legati al proprio corpo. Tra le cause psicologiche si
possono ritrovare esperienze familiari negative, delusioni sentimentali, lutti
o gravi incidenti occorsi a persone care, abusi sessuali. Il rifiuto del
problema è spesso indice di aggressività auto ed etero diretta, di ribellione, con conseguenze sul piano affettivo
relazionale e , naturalmente, sul piano della salute. Il potere fare e disfare,
mangiare e vomitare, dà l’illusione di controllo di sé e del proprio
mondo, attorno al quale gira un potente
senso di frustrazione e di sofferenza.
Come afferma Fabiola De Clercq nell’opera citata , che è il
diario della sua malattia, “Per
dimostrare la mia volontà di vivere malgrado tutto, io non vivo. Sto mimando la
vita come un’attrice interpreta una parte. Ora non sono più capace di uscirne.”
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