Voglio segnalare due film che ci raccontano la difficoltà di vivere i sentimenti e, di contro, l’esaltazione del corpo e della sua potenza come strumento per difendersi dalla fragilità che la dimensione emotiva comporta. In entrambi la scissione è raffigurata dalla relazione con una donna, ambedue portatrici di una femminilità ferita che, nel gioco degli opposti, aiutano il protagonista a svolgere un percorso di trasformazione della coscienza e della propria identità maschile.
Un sapore di ruggine e
ossa , 2012 Jacques Audiard.
Siamo
in Francia, sulla costa di Antibes. Un giovane uomo cammina accanto ad un
bambino. Sono evidentemente soli e senza soldi, e il bambino ha fame. Lui ha
una grande risorsa: un corpo solido e forte che usa senza scrupoli per
qualunque cosa possa essere utile, dal fare soldi al dare piacere.
Alì
non ha emozioni, non ha empatia : solo impellenze istintive, pulsioni e
necessità personali. A modo suo ama il
suo bambino, ma non si cura dei suoi bisogni, non sa come educarlo e spesso è violento con lui. La madre è un
argomento tabù: di lei si sa solo che non c’è.
Un
incontro fortuito con una donna dopo una rissa nel locale notturno dove fa il
buttafuori, lo introduce lentamente in una dimensione nuova .
Stephanie è bella, sicura di sé, fa un lavoro che la diverte e la gratifica.
Basta un attimo perché da questa condizione se ne trovi in un’altra, molto
diversa, irreversibile.
E’
nella terribile e disperata menomazione in cui Stephanie si trova, che la
semplicità istintiva e senza fronzoli di Alì riporta la donna a misurarsi di
nuovo con la vita. Anche se la “disponibilità “ di Alì sembra quella di una
macchina ben funzionante, il suo aiuto è sincero pur se molto diverso da ciò
che Stephanie si attende. Il regista mette a nudo la diversità dei due
personaggi, ne rivela la distanza , ma ne scopre i passaggi che li avvicinano
lungo un processo che Alì compie senza consapevolezza ma che delinea l’uomo
nuovo, capace di “sentire”. E’ un’opera
di trasmutazione : dal piombo in oro , dove la corporeità, sede degli aspetti più
animaleschi, si assottiglia nella dimensione psichica. Un percorso di
individuazione che come già in Shame
segue le vicissitudini di un grande male interiore, evitato, rimosso, fino
all’inevitabile consegnarsi ad esso e da questo , forse, ad integrarlo nella
coscienza.
In questa dimensione emotivamente fredda , come la casa che abita, inaccessibile allo scambio e alla intimità
dell’Anima, Brandon vive solitario, ossessivamente
dominato dalla necessità della performance sessuale , lo spazio mentale
costantemente occupato dalla presenza reale o immaginaria di amplessi bulimici quanto emotivamente
vuoti ed anonimi.
Riviste pornografiche, come programmi interattivi, cercano di riempire i vuoti di una mancanza
interiore cui non è data possibilità di
esprimersi, ma solo di esibirsi davanti agli
ipotetici spettatori di un palcoscenico immenso e indifferente come
quello di una metropoli.
L’incontro,
disperatamente supplicato da una voce senza nome alla segreteria telefonica, si
traduce in muto grido nella sorella, il
suo opposto: un femminile fragile e vulnerabile, costantemente in cerca di una
carezza e di un coinvolgimento emotivo altrettanto pericoloso di quanto non sia
la negazione e il rigetto del fratello , e
la cui vicinanza può solo generare in quest’ultimo una angoscia da cui è
sempre più impossibile fuggire, ma solo rinforzarne le difese, ingigantirne le
ossessioni. Sullo sfondo di una originaria ferita, di cui entrambi sono stati
protagonisti, Sissi flagella il proprio corpo tanto quanto Brandon
ossessivamente se ne prende cura, pur
rimanendo entrambi vittime di un’ unica e certamente disastrosa esperienza
affettiva. Sulle note ridondanti dei Concerti branderburghesi di S.Bach, la tragedia di Brandon cresce come
i suoi tentativi di scongiurarla, riportandone sul volto sempre più segnato
l’implacabile tormento.
Nell’ultima
scena, quando il rituale ossessivo ritorna nelle fattezze di una nuova e
seducente avventura erotica, gli occhi infossati del protagonista ne scorgono
già il precipizio che dietro l’impulso a seguirla, lo aspetta.
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