Cosi Sallustio descriveva il mito nel I secolo
avanti Cristo riferendosi alla sua
eterna presenza in ogni epoca della storia dell’uomo.
Niente di più vero se pensiamo
all’attualità del mito di Narciso nel mondo moderno dove la maniacale considerazione nei confronti di un sé grandioso non finisce di manifestarsi in ogni aspetto della vita personale e collettiva .
Nel mito Narciso è un giovane superbo e bellissimo
“condannato” dagli dei ad essere innamorato di sé stesso e a passare la propria
vita ad ammirare la propria
immagine riflessa in uno specchio d’acqua. Indifferente e sprezzante delle
offerte d’amore che gli altri gli manifestano , in particolare quella della
ninfa Eco, finisce per rimanere prigioniero della propria immagine e alla fine di morire
struggendosi della impossibilità di possederla .
Da questa leggenda, dalle molte versioni
e qui esemplificata al massimo, deriva
l’attuale termine di narcisismo, usato da Freud nel 1914 per indicare quella fase
dello sviluppo ( narcisismo primario) in
cui il bambino non ha ancora stabilito delle vere relazioni con il mondo
esterno, rimanendo concentrato sulla soddisfazione dei propri bisogni . Questa
disposizione affettiva, che connota le
prime fasi dello sviluppo, resiste
fondamentalmente nel narcisista che
, anche in fasi molto più avanzate , fa di sé stesso il principale oggetto di
investimento affettivo. Il soggetto narcisistico è talmente preso da sé stesso da non avere maturato
quella capacità di relazionarsi con l’altro in modo idoneo, né di provare
empatia, o di mostrare interesse per l’Altro se non nella misura in cui sia connesso al proprio personale interesse.
Nella psicopatologia si parla di disturbo narcisistico della personalità quando
nell’individuo si riscontra:
1. Senso grandioso del sé e senso esagerato della propria importanza
2. Fantasie di successo illimitato, di potere, di effetto
sugli altri
3. Richiesta di ammirazione eccessiva rispetto al normale
o al proprio reale valore
4. La convinzione che gli altri debbano soddisfare le proprie aspettative
5. Approfitta degli altri per raggiungere i propri scopi
6. Non ha sentimenti , né prova empatia per gli altri
7. Cerca sempre di attrarre l’attenzione in modo
predatorio
Il problema di fondo del
narcisista è l’incapacità di amare collegata ad una ferita originaria nelle
relazioni affettive che ha alterato o bloccato il passaggio evolutivo dalla
fase del narcisismo primario al rapporto
oggettuale. Il narcisista non ha ricevuto una adeguata educazione al sentimento
, contro invece la grande attenzione prestata all’immagine. Lo svuotamento dell’identità
personale della capacità di sentire riduce pertanto l’Io al suo mostrarsi,
impoverendo il senso della sua autenticità,
dell’autostima e del valore personale, ingigantendo
l’ideale dell’Io verso cui è continuamente proiettato senza mai raggiungerlo. Il culto dell’immagine
pertanto è compensatoria del mortificante vuoto interiore che l’Io grandioso ha
perpetrato a danno del vero Sé.
Alludendo al carattere
individuale e collettivo di tale tratto della personalità, Lowen che è stato
uno dei più appassionati studiosi del narcisismo, lo descrive come una
condizione sia psicologica che culturale caratterizzata dall’ostinata negazione dei sentimenti da cui derivano desolanti
rapporti manipolatori e inautentici.
Senza volere addentrarmi in
un’analisi sociopolitica del narcisismo mediatico oggi imperante nel quale più
o meno siamo tutti immersi, è evidente
come il culto di un ideale dell’io irrealistico e molto distante da ciò che è
effettivamente raggiungibile, porta gli altri a credere in una immagine
fittizia e manipolatoria pur di ottenerne credito e sostegno. Entro
questa cornice possiamo pure inserire il grande successo dei social network, dove
l’individuo decide di esporre agli altri
l’ immagine di sé che più desidera,
mettendo in scena la propria vita privata, o almeno quella che decide
di fornire . Dietro tutto ciò è attiva l’intenzione “grandiosa” di apparire al mondo affrancandosi dalla silenziosa e nascosta dimensione privata
in cui si vive.
Senza in alcun modo negare il valore di questi strumenti, credo tuttavia che il proliferare delle comunità virtuali alimenti un costrutto narcisistico della personalità, soprattutto negli adolescenti che finiscono per vivere di più i rapporti in rete che in casa propria, più abili ad esibire che a vivere le proprie emozioni. In questa continua pubblicizzazione , ormai condivisa e considerata normale dalla odierna società, anche il termine narcisismo è un’aggettivazione del modo di essere contemporaneo che non produce nessun effetto, rimanendo un modo di dire ritualistico e svuotato di vero significato. Nell’attuale contesto inondato di immagini offriamo e scegliamo infatti quelle che ci gratificano di più o che corrispondono maggiormente alle nostre idealizzazioni, scartando nell’indifferenza o addirittura ignorando quelle che potrebbero suscitare emozioni meno apprezzabili. Se rileggiamo i punti sopra riportati a proposito del disturbo narcisistico della personalità , ci accorgiamo facilmente che sono tratti ovunque rilevabili nella società odierna, sintomi della sua malattia e della sua visione sempre più distorta della realtà. In questo aspetto si sostanzia più che mai la psicopatologia del narcisista che , non avendo una adeguata stima di sé, si sente confermato e rassicurato solo nel riflesso che suscita negli altri, non tanto per instaurare delle vere relazioni affettive, ma per trarne ammirazione evitando il rischio del confronto e del fallimento che questo potrebbe comportare.
Senza in alcun modo negare il valore di questi strumenti, credo tuttavia che il proliferare delle comunità virtuali alimenti un costrutto narcisistico della personalità, soprattutto negli adolescenti che finiscono per vivere di più i rapporti in rete che in casa propria, più abili ad esibire che a vivere le proprie emozioni. In questa continua pubblicizzazione , ormai condivisa e considerata normale dalla odierna società, anche il termine narcisismo è un’aggettivazione del modo di essere contemporaneo che non produce nessun effetto, rimanendo un modo di dire ritualistico e svuotato di vero significato. Nell’attuale contesto inondato di immagini offriamo e scegliamo infatti quelle che ci gratificano di più o che corrispondono maggiormente alle nostre idealizzazioni, scartando nell’indifferenza o addirittura ignorando quelle che potrebbero suscitare emozioni meno apprezzabili. Se rileggiamo i punti sopra riportati a proposito del disturbo narcisistico della personalità , ci accorgiamo facilmente che sono tratti ovunque rilevabili nella società odierna, sintomi della sua malattia e della sua visione sempre più distorta della realtà. In questo aspetto si sostanzia più che mai la psicopatologia del narcisista che , non avendo una adeguata stima di sé, si sente confermato e rassicurato solo nel riflesso che suscita negli altri, non tanto per instaurare delle vere relazioni affettive, ma per trarne ammirazione evitando il rischio del confronto e del fallimento che questo potrebbe comportare.
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