sabato 11 maggio 2013

Le vertigini: una lettura simbolica


Tutti noi, è evidente, abbiamo un equilibrio fondato su abitudini, punti di riferimento, percezione di noi stessi e del nostro schema corporeo che ci orientano nello spazio che viviamo. Punti di riferimento che ci sostengono,  ci stabilizzano, rendendo più “controllabile” il flusso continuo di eventi che ci attraversano e ci  ruotano intorno.

A volte però, questi punti apparentemente saldi scompaiono per innumerevoli ragioni, o si modificano, o hanno necessità di essere sostituiti. Sono molte le ragioni per cui si pone questa necessità: un cambiamento nei rapporti affettivi, la fine di una relazione sentimentale,  una fase di transizione, una modificazione della vita lavorativa, o anche più semplicemente un trasferimento o un trasloco: queste e molte altre situazioni  ci spingono a dovere rinunciare a ciò che fino a un certo punto ci dava certezze ( o pseudo tali) , obbligandoci ad affrontare tematiche nuove, a misurarci con contesti diversi. Il nuovo si apre attorno a noi  destabilizzandoci, interrompendo la sicura linearità che ci proteggeva. Il nuovo è attraente, ma anche minaccioso: è stimolante, ma sconosciuto e ignoto.

Come un ponte su un precipizio siamo costretti a passare da “un’altra parte”, a tras-locare la nostra esperienza di vita,  a metterci di fronte a un’altra visione di noi. Se il nostro sistema era particolarmente rigido, se ad esso ci si teneva aggrappati con idee, principi, abitudini che avevano assunto posizioni nette e poco suscettibili di revisione, il nuovo può essere parecchio in-comodante: dal punto di vista emotivo significa rinunciare alla eccessiva razionalità per dare ascolto a  parti di noi più istintive e “basse”, rispetto alle idee e convinzioni mentali entro  cui ci credevamo al sicuro. Questa prospettiva, in alcune persone, crea un sentimento di  instabilità tale da sentirsi scombussolati , disorientati, senza più appigli. E’ il momento della vertigine, dello smarrimento nel vuoto, della nausea che accompagna questo essere attratti “sotto”, nelle nostre parti più istintuali e remote. Non è un caso che le persone che soffrono cronicamente di vertigini sono fondamentalmente combattute tra la tendenza a seguire i propri impulsi e il tentativo di controllarli, gestirli o reprimerli. In genere, esse hanno una vita intellettuale vivace ma vissuta in modo rigido e cerebrale, opponendo resistenza ai cambiamenti anche quando la propria situazione non è più particolarmente appagante.

Riordinare  il mondo che ognuno di noi vive  non è sempre facile, né automatico. Sorge un conflitto che disarticola le costruzioni fatte  in precedenza: non sempre si possono affrontare le fasi di cambiamento senza difficoltà. Per chi è portato alla sindrome vertiginosa, questo passaggio è più greve, più tormentoso e le vertigini segnalano questa paura/attrazione verso ciò che si sconosce, talora con una forte carica energetica che , utilizzata positivamente, può costituire la fonte preziosa di nuovo adattamento.

E’ evidente che la lettura del sintomo cui mi riferisco va sempre contestualizzata entro il quadro clinico della persona , escludendo le cause organiche che possono esserne all’origine. Ma in considerazione della grande diffusione delle vertigini anche tra i giovani e persone fondamentalmente sane ( si parla di vertigini soggettive) è opportuna un riflessione attenta ed accurata rivolta al momento e alla situazione nella quale le stesse  si presentano. Psiche e soma sono un insieme inscindibile dove l’una manifesta l’altra , esprimendo con il linguaggio simbolico l’essenza di ciò che si sta vivendo. Le vertigini pertanto sono il segno della instabilità della vita: un equilibrio che necessita di continui aggiustamenti, di ritocchi e qualche volte di drastiche revisioni. Le vertigini ci lanciano nel vuoto, nello spazio di un cosmo senza più struttura indicando che è necessario un momento di ri-strutturazione profonda di noi stessi, di ciò che facciamo e pensiamo.

Queste considerazioni sono da tenere presenti in tutti quei casi in cui, malgrado i vari accertamenti che i medici richiedono ( tac, risonanze, visite specialistiche di vario genere) , non si riesce a trovare una spiegazione che giustifichi gli attacchi vertiginosi che , com’è noto a chi ne soffre, si presentano in modo ciclico con frequenza e durata variabile. In tutti questi casi è opportuna, se non indispensabile, aggiungere  un’indagine psicologica approfondita e specialistica per analizzare quello che ho genericamente sopra descritto .

 

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