lunedì 9 dicembre 2013

Riflessioni sparse sulla genitorialità


Avendo dedicato tre incontri sul tema della genitorialità nei venerdì del Caffè psicologico dell’Associazione Contanimare, era pressoché inevitabile una riflessione personale sull’argomento saltando qua e là sulle tante cose che si sono dette.

Ecco il mio  tentativo di sintesi.

La genitorialità è un insieme di funzioni complesse che si intrecciano tra piano biologico, psichico, sociale, antropologico e che sono costantemente in rapporto con i tempi, la cultura, la storia. Nel suo aspetto più semplice essa coincide con la capacità riproduttiva che è propria dell’essere vivente. Nel suo aspetto più complesso ha a che fare con l’etica, con la spiritualità, con la religione: Super Io per la psicoanalisi, Dio per la religione, Governatore per la società. Se madre ha a che fare con la funzione nutritiva, consolatoria, protettiva e quindi con l’ambiente, la terra, la natura,  padre rappresenta la Legge, i principi, i limiti: entrambi i ruoli, o aspetti, sono in relazione con il bambino, o con il primitivo o con l’Es che è in noi  negli stadi evolutivi individuali e collettivi che connotano la storia dell’uomo. Parlare di genitorialità, pertanto, chiama in causa molteplici piani di riflessione e di analisi che vanno molto al di là della visione legata alla esperienza personale della nostra nascita e della nostra storia familiare. Inoltre, poiché l’evoluzione comporta una sempre maggiore indipendenza dal piano biologico (controllo del concepimento, inseminazioni artificiali, uteri in affitto, adozioni, ecc.) la genitorialità riguarda in maggior misura il piano culturale rispetto a quello naturale. Nel mondo contemporaneo la funzione genitoriale  risulta sempre più svincolata dal piano biologico del concepire e dare alla luce,  connettendosi con l’assunzione di  responsabilità rispetto al figlio - naturale o adottivo che sia - verso il quale si riconosce di avere dei compiti e dei doveri precisi sia in relazione ai bisogni primari ( nutrimento, accadimento, protezione) sia in relazione alla sua educazione e alla sua crescita. Fondamento della funzione genitoriale è quindi sia l’aspetto relazionale cui è intrinsecamente legata, sia la scelta cosciente del proprio compito rispetto a qualcuno che da questo dipende per la sua incolumità, crescita, sviluppo. In senso intrapsichico  questi termini rappresentano la dinamica affettiva entro cui si svolge lo sviluppo dell’individuo.

I principali aspetti di questa funzione sono: nutritiva, protettiva, affettiva, normativa, regolativa, predittiva.  Alcune di esse appartengono alla modalità materna, altre alla modalità paterna. Entrambe  sono determinate dalla storia, dal carattere, dalla struttura sociale entro cui sono immerse , pur rimanendo identiche nel costrutto di fondo.  In quanto archetipi  sono presenti sia sul piano personale che transpersonale e collettivo, e non sono rappresentati solo da padre e madre reali , ma da tutti quegli aspetti simbolici con cui entriamo in contatto durante il corso della nostra vita.  Se al materno appartiene fondamentalmente la capacità di “cura” e di contenimento, a quello paterno fa capo l’educazione e il rispetto dei limiti: entrambe le funzioni si associano a mille altre potenzialità complementari ed opposte. Sono compiti che ogni coppia deve assolvere nei confronti del proprio figlio, che sia  coppia tradizionale o  coppia omosessuale o  genitore singolo. Nello sviluppo dell’individuo tali funzioni vengono interiorizzate e mantenute dentro di sé come aspetti della personalità adulta , come capacità di auto realizzarsi in modo autonomo e indipendente. Dallo stadio di fusionalità  proprio della condizione prenatale nell’utero materno ( uroboros) e di totale identità con la madre,  lo sviluppo di ogni uomo ha a che fare con l’acquisizione del limite, della tolleranza al dolore, del riconoscimento della separazione dall’Altro e alla sempre maggiore differenziazione del sé dal mondo esterno. A questo contribuisce in misura rilevante il ruolo paterno. Pertanto le figure genitoriali divengono immagini interne sulle quali vengono proiettate esperienze reali o immaginarie derivanti dal rapporto che si è avuto con i genitori reali e che fondano nel corso della vita le successive relazioni con gli altri.

Se ci riferiamo ai genitori in senso stretto, ossia ai ruoli di padre e madre all’interno della famiglia,  dobbiamo osservare quanto questi siano connessi all’età, alla personalità, allo status dei soggetti in questione da un lato, dall’altro alla evoluzione dei costumi e dei modelli societari che hanno sensibilmente modificato la configurazione tradizionale della coppia genitoriale.  Garantire e favorire la complementarietà relazionale secondo una divisione dei compiti ben definita è oggi molto più complessa non solo per l’emancipazione femminile e la sua doppia identità ( madre-lavoratice), ma per le nuove tipologie familiari come quelle già menzionate.

E’ a motivo  della crescente complessità della famiglia e delle sue nuove configurazioni, che da qualche anno si sono moltiplicati gli incontri, i convegni, le relazioni di aiuto dedicati a questo tema e alla difficoltà sempre crescente dei genitori nel portare avanti i propri compiti educativi soprattutto in momenti difficili come la pubertà o l’adolescenza, e di fronte ai grandi cambiamenti della società tecnologica , della libertà sessuale, della diffusione di comportamenti dannosi ecc.

Se in precedenza la famiglia era un contenitore più stabile di fronte alle fasi critiche della vita, oggi la crisi generale che essa vive nella così detta società liquida ( Bauman), rende più variabile e meno differenziata la sua funzione sia in relazione alla necessaria complementarietà dei ruoli, sia in relazione alla sua stessa sopravvivenza. Si parla di una vera “emergenza educativa” che spinge a trovare soluzioni nuove e più adeguate di fronte alle sfide della modernità. Inoltre, la diffusione delle scienze psicologiche, della psicoanalisi e della psicologia dell’età evolutiva hanno portato ad una sempre maggiore attenzione ai fattori educativi, rispetto ai quali cresce la sensazione di inadeguatezza, l’ansia di non farcela, contribuendo a generare un’idea di perfezione quanto mai lontana dalla realtà. Come dice Bruno Bettelheim nel suo  “Un genitore quasi perfetto” non esistono manuali per diventare buoni genitori, ma è un cammino che si compie insieme fin dalla nascita sulla base dell’ascolto e dell’empatia, evitando di proiettare sul figlio parti mancanti di noi, o aspetti non realizzati,  aiutando quest’ultimo  a sviluppare le proprie capacità individuali, nel rispetto delle proprie doti e capacità , e cercando di conoscere chi è il nuovo uomo cui abbiamo dato vita.

E’ indispensabile a questo punto riflettere sul cambiamento cui oggi si assiste rispetto ad una generale omogeneizzazione dell’educazione, sempre meno differenziata nei ruoli tradizionali, ma direi più improntata su valori femminili di accondiscendenza, affettività , emotività a discapito della dimensione più maschile della autorevolezza. Da anni ormai si parla dell’assenza del padre nell’attuale società, visibile anche in talune professioni ( insegnanti, psicologi, pedagogisti) sempre più distanti dai compiti educativi di impronta paterna, e sempre più vicini alla dimensione materna. A questa assenza corrisponde , a mio parere, una eccessiva invasione di campo da parte  delle madri che,  accanto agli aspetti che le sono propri,  si è fatta carico  anche degli altri,  divenendo  genitore duplice,  spesso svalutando agli occhi dei figli la figura del padre, divenendo sempre più  presenti, controllanti, totipotenti . A tale proposito, osservando ciò che accade tra le giovani coppie, ma anche e soprattutto nel mio studio professionale, ho scritto qualche tempo fa un breve articolo su un nuovo profilo della figura del padre che oggi mi sembra emergere  e che ho definito “Il padre lussurioso” e che non dista molto da figure ben conosciute nel nostro mondo politico.  Ecco come posso descriverlo: un papi amorevole, più amico che educatore, dispensatore di piaceri economici, e che spinge al potere e al successo più che al rispetto dei valori e al senso di responsabilità.  Compiacente, complice,  incarna il modello dell’uomo vincente, di successo, da imitare più per quello che fa, e che ha,  che per quello che è. 

Del resto, per alimentare i nuovi modelli di riferimento  non è possibile dimenticare l’ enorme influenza dei media e  della  tecnologia che ha potentemente amplificato tutte le relazioni interpersonali, mettendo al centro il mondo, e spostando il nucleo fondamentale della comunicazione e del confronto dalla dimensione familiare e dalle agenzie educative tradizionali  alla comunicazione senza limiti della rete e delle sue modalità interattive.  Chat ,  social network , forum,   ecc. sono oggi il luogo più frequentato delle interazioni sociali, dell’informazione , dell’educazione e della cultura. Se questo  in precedenza era demandato alla famiglia e ai gruppi sociali primari, dove il modello di identificazione era contenuto e scelto tra i membri della famiglia (poteva essere il genitore, ma anche uno zio o un fratello)  o della scuola, oggi si misura  con i  diversi modelli proposti e resi accessibili  dalla rete.

Senza volere in questa sede approfondire la problematica inerente internet e la sua influenza , così come altre situazioni legate alla realtà tecnologica,  non è possibile riflettere sui diversi aspetti della attuale problematica genitoriale senza contestualizzarla nella dimensione culturale e sociale dell’oggi. Molte sono le prospettive da cui osservarla, molti i paradigmi interpretativi.

Rimane aperto la vecchia domanda circa l’ influenza dell’educazione e la responsabilità dei genitori sulla formazione del carattere e lo sviluppo della personalità: quanto sia a questa attribuibile e quanto al “daimon” personale di cui ogni individuo è portatore (Hillman) . Certamente i  fattori che partecipano all’educazione e alla crescita  di un giovane sono tanti e complessi , ed è semplicistico continuare a leggerli secondo costrutti  oggi non più adeguati ai cambiamenti epocali della famiglia e della società attuale. Così come è ancora prematuro affermare se i modelli teorici di ordine psicologico siano ancora esplicativi della dinamica affettiva: mi riferisco all’edipo freudiano, allo sviluppo del maschile e del femminile nel modello junghiano , al mito del seno materno e all’importanza dei primi mesi di vita nella psicologia kleiniana e in generale alla lettura del rapporto genitori figli che nell’ultimo secolo ha inondato le pagine della letteratura psicologica.  Lasciando da parte un atteggiamento pregiudiziale, e facendo riferimento anche a dati provenienti da realtà più aperte della nostra , è possibile affermare che al di là della coppia tradizionale , se vengono assolte  le funzioni genitoriali in modo che , al di là di chi le eserciti, siano assicurate  le risposte di cui ogni figlio ha bisogno, dalla cura alla autorevolezza,  non si evidenziano particolare problemi nella crescita e nello sviluppo di quest’ ultimo. E’ evidente che  modificandosi le relazioni e le configurazioni genitoriali sia necessario un adeguamento dei piani di lettura  di questi cambiamenti, andando oltre gli schemi tradizionali finora utilizzati , così come è necessario trovare soluzioni più adeguate a questi  nuovi profili  dal punto di vista  giuridico e normativo .

Per concludere questi cenni ad una problematica vastissima che interessa , come ho cercato di sintetizzare,  molti ambiti e prospettive , direi che è necessario l’abbandono di idealizzazioni teoriche che riguardano la famiglia del passato e aprire lo sguardo sulle nuove realtà senza pregiudizi e moralismi, nella convinzione che i tempi esigono trasformazioni e che il nuovo non è né peggiore né migliore del vecchio, ma inevitabilmente diverso.

 Letture consigliate:

Un genitore quasi perfetto, B. Bettelheim   Ed. Feltrinelli

"La superstizione parentale"  da “Il codice dell’anima” , J.Hillman Biblioteca Adelphi

La vita liquida, Bauman  Ed. Laterza

Il gesto di Ettore,  L.Zoja Bollati Boringhieri

Avere o essere, E. Fromm  , Oscar Mondadori

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