lunedì 17 marzo 2014

Lei, di Spike Jonze



 
Nell’epoca del post umano nella quale ci stiamo sempre  più inoltrando, l’intelligenza artificiale ha felicemente sostituito la nostra con i suoi limiti, rimpiazzandoci nelle nostre operazioni più complicate, nell’archiviazione di quanto abbiamo prodotto, nella sistemazione dei documenti, nel mantenimento della memoria e  nella possibilità di cercare le cose che più si adattino a noi, compagno o compagna compresi. Il computer è più che mai il nostro alter ego, la nostra coscienza, lo specchio entro il quale proiettare la nostra identità e i nostri più intimi desideri. A un certo punto il “sistema operativo” sarà in grado di fare per noi non solo ciò che gli chiediamo, ma anche ciò che esso intuisce sia importante per noi e per il nostro bene. In questa dimensione anche la vita emotiva, gli affetti, i sentimenti subiranno una mutazione e la nostra anima sarà consegnata nelle mani ( si fa per dire) del sistema , nella sua realtà che, più che virtuale, sarà umana , troppo umana. Del resto il protagonista del film che scrive lettere d’amore per conto di altri ha messo in rete molte informazioni su di sé , lasciando molte tracce facilmente “elaborabili” da questa intelligenza superiore e quindi perfettamente in grado di rispondere ai suoi desideri nel modo più opportuno. Basta chiedere e il sistema risponde, confezionando la donna dei propri sogni, la compagna ideale. Se poi l’o.s. ha la voce sensuale e accattivante  di Scarlett   Johansson  è facile immaginare quali emozioni può suscitare, investendo su quella presenza incorporea, ma non meno reale di tutto ciò che ci circonda, l’infinita gamma di sentimenti, di attese, di paure che ogni relazione produce. Cosa può esserci di più disperante se  questa presenza improvvisamente scompare?  E’ la scena più paradossale e inquietante del film , quella nella  quale tutti ci riconosciamo, sentendo il dolore per la mancanza e per la perdita, dimenticando chi o cosa l’ha suscitata, perché quello che ha provocato,  innalzato, avvilito, sublimato,  è , in ogni caso, il vero noi stessi.
L'originale opera di Spike Jonze  ci induce a riflettere sulla realtà attuale, sulla solitudine e sulla difficoltà delle relazioni, mettendoci a confronto con i sentimenti e le emozioni della nostra esistenza che, tuttavia,  nemmeno la tecnologia  può mutare ma, al limite , imitare.
 


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