Questo giorno medesimo ti darà la vita e la morte
Tiresia
Partiamo da Freud: nel suo modello l’Io è la sede della vita cosciente, un centro
di elaborazione tra le pulsioni più primitive derivanti dalla parte istintuale
di ogni individuo e le richieste etiche e sociali provenienti dall’esterno ed
interiorizzate nel Super Io. Nella teoria di Freud l’Io è quindi un luogo di filtro tra ciò che è
compatibile con la propria struttura e ciò che non lo è. Per mantenere stabile la
costruzione del mondo che l’Io si dà nel suo processo di evoluzione è
necessario un sistema di difesa in funzione del proprio mantenimento ed
equilibrio. In tal senso agiscono i meccanismi di difesa che svolgono funzione
adattativa tra interno ed esterno con la finalità di garantirne un adattamento il più possibile soddisfacente.
Tra i diversi meccanismi di cui l’Io si serve,
intendo occuparmi in questo
scritto di quello della negazione o,
come vedremo meglio, del diniego, che
è senz’altro oggi il più diffuso sia a livello individuale che collettivo.
Nell’uso freudiano si possono distinguere due diverse accezioni del termine
negazione. La prima , verneinung, ha il significato di negazione in
senso linguistico e letterale. La seconda, o Verleugnen , rimanda al
rifiuto della percezione di un fatto che si impone nel mondo esterno assumendo
il significato di diniego o di smentita. Ma il punto più significativo
della tesi freudiana è la sua interrelazione con il rimosso, come emerge dalle
seguenti affermazioni:
1) “La negazione è un modo di prendere conoscenza del rimosso”:
2) “Con l'aiuto della negazione viene annullata soltanto una conseguenza
del processo di rimozione, quella per cui il contenuto della rappresentazione
interessata non giunge alla coscienza. Ne risulta una sorta di accettazione
intellettuale del rimosso, pur persistendo l'essenziale nella rimozione”;
3) “Mediante il simbolo della negazione il pensiero si affranca dai
limiti della rimozione”.
Partendo da questa premessa , torno a riflettere sulla
realtà contemporanea alle prese con la rimozione della morte e con la negazione di tutto quello che la
riporta alla coscienza.
Un tempo la consapevolezza della morte e la ricerca
della salvezza era affidata a rituali e sistemi religiosi, mentre oggi ci si
affida al progresso scientifico e alla medicina. La massiccia delega agli
ospedali, ai medici, alle terapie rende pertanto molto difficile nella società contemporanea restare in contatto con il
morente o assistere con i propri occhi al trapasso, tanto che è molto più
semplice rispetto al passato dimenticare che esiste un limite invalicabile per
il quale il progresso è chiamato a dare una risposta, sempre e comunque. Il
rifiuto della mortalità viene pertanto sostenuto con tutti gli strumenti a disposizione (cure palliative, trattamenti
inefficaci, interventi di tecnologia avanzata): metodi preziosi per rimandare il più possibile l’evidenza di questa realtà, alla quale oggi non ci si
prepara ma, al contrario, ostinatamente si nega. Ci si comporta infatti come se
non esistesse, come se nella visione contemporanea del controllo e
dell’efficienza essa non avesse un
posto, ma fosse piuttosto respinta ai margini della coscienza dove la sua inevitabilità viene continuamente
ricacciata indietro. Non stupisce pertanto che questo atteggiamento faccia
sentire maggiormente le sue conseguenze in prossimità dell’esperienza diretta
di una malattia o della perdita o della morte, quando cioè la sua realtà fino a
quel momento tenuta lontana torna ad approssimarsi. E’ in questo momento che il
diniego si fa più sconcertante ed ostinato, non concedendo all’individuo la
possibilità di accostarsi all’esperienza con i mezzi più adatti. La paura del
dolore, della separazione e della perdita è infatti nella nostra società
evitata con ogni mezzo, spesso con l’accanimento che nell’aggettivo
“terapeutico” giustifica l’agire medico
alle prese con situazioni difficili e con la propria altrettanta impreparazione
ad affrontare la verità.
Ma non è solo la morte ad essere rinnegata nel mondo contemporaneo. Al contrario essa è felicemente accompagnata da un corteo di situazioni ad essa collegate che insieme si sostengono, contribuendo ad alimentare sistemi illusori , pratiche pseudo magiche, terapie delle più varie per esorcizzare la vecchiaia, la malattia, la sofferenza verso la quale l’industria del benessere consolida il proprio potere con un numero sempre crescente di proselitismo new age, religione laica socialmente approvata e abbondantemente in vendita in palestre e profumerie, studi medici come supermercati, mercati biologici e cantine.
Ma non è solo la morte ad essere rinnegata nel mondo contemporaneo. Al contrario essa è felicemente accompagnata da un corteo di situazioni ad essa collegate che insieme si sostengono, contribuendo ad alimentare sistemi illusori , pratiche pseudo magiche, terapie delle più varie per esorcizzare la vecchiaia, la malattia, la sofferenza verso la quale l’industria del benessere consolida il proprio potere con un numero sempre crescente di proselitismo new age, religione laica socialmente approvata e abbondantemente in vendita in palestre e profumerie, studi medici come supermercati, mercati biologici e cantine.
Ma c’è un altro aspetto che si affaccia alla mia mente
in questa riflessione, che riguarda la
negazione degli affetti e la rimozione delle vicissitudini emotive. In un epoca
in cui il bisogno di controllo ha raggiunto il suo apice, la vita affettiva
così instabile e imprevedibile è tenuta distante e vissuta come fonte di sofferenza
dalla quale emanciparsi attraverso l’uso della razionalizzazione ad ogni costo.
Ciò rende molto difficili le relazioni e
i rapporti sentimentali che continuano a sottrarsi alle regole della ragione e
al controllo dell’Io , provocando al contrario ansia e angoscia che molto
spesso sfocia nel panico, oggi sempre più frequente soprattutto nei
giovani. Ne conseguono rapporti superficiali
ai quali, alla grande maneggevolezza del sesso usa e getta, si accompagna una
enorme paura dei sentimenti tenuti a bada dalle nuove forme di comunicazione (
sms e chat) costanti e continui in un eterno restare collegati, ma che
non reggono all’impatto dei conflitti, alla inafferrabilità delle emozioni ,
alla contraddittorietà delle pulsioni. Un popolo di smarriti, disorientati, impreparati
di fronte alle delusioni e alla perdita, non abituati a pensare che la vita è una continua sfida e un continuo rimettersi
in gioco. Il risultato è anche qui la diffusione della depressione , la ricerca di
un rimedio facile ed immediato capace di risolvere i problemi e anestetizzare
il dolore.
Per dirla con Jung, più il progresso tecnologico
amplia le possibilità di sopravvivenza e più la stessa precipita nell’Ombra. Si
moltiplica allora l’uso di psicofarmaci, rimedi alternativi e pratiche
spiritualiste che sollevino dalla realtà della sofferenza e dalla perdita che,
al di là della conclusione finale, si reitera simbolicamente nella vita di ogni
giorno, nei rapporti umani, negli amori e nelle amicizie, così come nella
inevitabile trasformazione che il tempo opera in ognuno di noi,
nell’invecchiamento, nei fallimenti, insomma in tutte quelle situazioni in cui
“il male” rivendica la sua presenza.
Sembra pertanto evidente che il ritrovamento del
benessere nella modernità sia strettamente legata alla funzionalità del
meccanismo di negazione , che continuando a respingere nell’inconscio la realtà
del dolore e della morte, si protegge con ogni mezzo dalla necessità di
affrontarla. In questo caso però il meccanismo difensivo risulta “disadattativo”
di fronte alla realtà , rendendo più fragili e vulnerabili di fronte alle
difficoltà della vita e, in generale,
meno capaci di sostenere gli invitabili momenti
di sofferenza che questa comporta.
Concludo con un passo di Emanuele Severino:
Si incomincia
a prestare attenzione all’abissale impotenza della civiltà della potenza. Si
incomincia a scoprire la malattia mortale. Ma chi se ne preoccupa? L’Occidente
è una nave che affonda, dove tutti ignorano la falla e lavorano assiduamente
per rendere sempre più comoda la navigazione, e dove, quindi, non si vuole
discutere che di problemi immediati, e si riconosce un senso ai problemi solo se
si intravedono le specifiche tecniche risolutorie. Ma la vera salute non
sopraggiunge forse perché si è capaci di scoprire la vera malattia? ( Essenza del nichilismo).