giovedì 18 settembre 2014

21 Settembre 2014 GIORNATA MONDIALE DELL'ALZHEIMER


 Brevi note sulla malattia

L’Alzheimer e’ una malattia in continua diffusione ,  che investe non solo chi ne viene colpito, ma l’intera  famiglia, in particolare chi gli sta piu’ vicino. La sua progressione, le manifestazioni, i sintomi, seppure analoghi e clinicamente riconoscibili, seguono tempi e strade individuali che e’ necessario comprendere e seguire fin dai primi esordi. La perdita della memoria, che ne rappresenta uno dei sintomi piu’ salienti, e’ accompagnato dalla graduale perdita di interesse, anche della propria persona, marcata  ostinazione, talora aggressivita’ e perdita di inibizioni,  modificando la personalita’ del soggetto, la sua vita, le sue relazioni. E’ molto importante individuare  questi cambiamenti fin dal loro primo apparire, anche se spesso vengono ignorati o sottovalutati e solo successivamente riconosciuti come  significativi segnali . Comportamenti e manifestazioni che creano disagio su chi  sta intorno, insieme a sentimenti di insofferenza e inadeguatezza che si aggravano con il progredire della malattia. L’ accettazione di questa “trasformazione” e’ per questo  molto problematica da ogni punto di vista, affettivo, pratico, relazionale, sia per il malato, che non ne ha piena consapevolezza, sia per il familiare, che rifiuta la situazione rendendo il proprio compito ancora piu’ difficile . Si tende infatti a spiegare all’ammalato le “ragioni” di alcune scelte che lo riguardano insistendo su argomentazioni e motivazioni che in realta’ non lo sfiorano o che sfuggono ai propri bisogni del momento ,  improntati su un aumento di egocentrismo, di dipendenza dagli altri, di tentativi di controllo spesso speculari alla sensazione di “perdita” di se’ stessi. Questi bisogni, che talora divengono “pretese” risultano molto disturbanti per l’ambiente che lo circonda. Andando avanti,  col ridursi dell’autonomia, questi aspetti regressivi diventano sempre piu’ rilevanti e l’ammalato non e’ piu’ in grado di restare da solo ne’ di badare a se’ stesso. E’ il momento in cui bisogna introdurre degli aiuti domestici, spesso rifiutati o non all’altezza del compito, oppure, nei casi piu’gravi, fare ricorso a delle strutture residenziali: scelta ritenuta affettivamente la peggiore.

Da questo breve quadro si evince non solo l’importanza di una diagnosi precoce nel tentativo di rallentare il piu’  possibile il processo di decadimento cognitivo e comportamentale dell ‘ammalato, ma anche fornire ai familiari, fin dalle prime fasi , un intervento di counselling psicologico individuale in modo da affrontare il percorso nel modo piu’ adeguato .

Successivamente anche i gruppi di auto aiuto possono offrire uno spazio di condivisione e di confronto utile a sostenere l’inevitabile stress e sofferenza che l’esperienza comporta. Esperienza che suscita reazioni emotive intense e contraddittorie, con sentimenti di colpa e di impotenza che contribuiscono a rendere piu’ faticoso l’impegno che essa richiede.

sabato 6 settembre 2014

Ancora sulla casa, simbolo della dimensione interiore della vita psichica

Ritornando sull'argomento del mio post precendente e in linea con la mia riflessione , mi piace riportare il mio commento al film del 2012 di Francois Ozon 

 
La relazione insegnante-allievo, così come quella terapeuta paziente è il luogo entro cui si attivano profonde i-stanze interne, esplicitando in essa segreti aspetti del sé, ombre tacitate che nella dimensione educativa o terapeutica trovano spazio, respiro, svelamento.

Entrare nella casa-psiche dell’Altro è un movimento di penetrazione incestuosa sostenuto dal desiderio di conoscenza e di esplorazione delle proprie capacità e dei propri confini. Nessuno dei due può esimersi da questa “necessità” di esplorazione che attraverso l’altro lo conduce dentro sé stesso, a volte rimanendone intrappolato, con-fuso, non riconoscendo più chi è l’uno e chi è l’altro. In questo gioco di specchi e di manipolazione reciproca, il film apre allo spettatore una visione sempre più prospettica delle profondità dell’anima, le sue contorsioni, il suo continuo slittare tra realtà e immaginazione. Ognuno si appropria  di una parte dell’altro, “realizzando” attraverso l’altro quello cui non ha  saputo dare forma , approfittando dell’ occasione che la situazione offre per recuperare tempi perduti, possibilità sprecate : come Germain, il professore del film di Ozon , scrittore mancato,  e Claude, il sedicenne allievo della sua classe, che si distingue dagli altri per la originalità di quello che scrive,  raccontando nei particolari l’amicizia con un altro studente, “dentro” la casa di quest’ultimo,  nella quale si insinua con morbosa curiosità. Nei suoi temi , il cui finale e' sempre un “continua” come i racconti delle sedute psicoanalitiche , il giovane trascina la curiosità del professore e della propria moglie,  ognuno riconoscendo in esso elementi della propria storia in un quadro dove la realtà sfuma nella immaginazione, attraendo l’uno e l’altro nella seducente complicità della storia stessa. E’ così che ognuno prende qualcosa dall’altro per scrivere la “propria” storia  spingendosi più in là dei limiti che il contesto scolastico richiede, alimentando sospetti e allusioni fino al finale dove ognuno sarà costretto a tornare nella realtà ordinaria, non senza nuove ferite e fallimenti.

Come in una seduta psicoanalitica, il rapporto tra allievo e maestro, tra narratore e ascoltatore,  tra regista e spettatore , diventa  un legame che, sollecitato dalle parole, trasforma la fantasia in realtà, i desideri in fatti, riconfermando che nella casa interna in cui abitiamo le immagini rappresentano la nostra verità. Bellissima la scena finale che chiude le porte sulla inafferrabilità di ciò che veramente accade dentro ogni casa  e sul rischio che , osservandola o ascoltandola,  ci si possa perdere.