L’Alzheimer e’ una malattia in continua
diffusione , che investe non solo chi ne
viene colpito, ma l’intera famiglia, in
particolare chi gli sta piu’ vicino. La sua progressione, le manifestazioni, i
sintomi, seppure analoghi e clinicamente riconoscibili, seguono tempi e strade
individuali che e’ necessario comprendere e seguire fin dai primi esordi. La
perdita della memoria, che ne rappresenta uno dei sintomi piu’ salienti, e’
accompagnato dalla graduale perdita di interesse, anche della propria persona,
marcata ostinazione, talora
aggressivita’ e perdita di inibizioni, modificando la personalita’ del soggetto, la
sua vita, le sue relazioni. E’ molto importante individuare questi cambiamenti fin dal loro primo
apparire, anche se spesso vengono ignorati o sottovalutati e solo successivamente
riconosciuti come significativi segnali
. Comportamenti e manifestazioni che creano disagio su chi sta intorno, insieme a sentimenti di
insofferenza e inadeguatezza che si aggravano con il progredire della malattia.
L’ accettazione di questa “trasformazione” e’ per questo molto problematica da ogni punto di vista,
affettivo, pratico, relazionale, sia per il malato, che non ne ha piena consapevolezza,
sia per il familiare, che rifiuta la situazione rendendo il proprio compito
ancora piu’ difficile . Si tende infatti a spiegare all’ammalato le “ragioni”
di alcune scelte che lo riguardano insistendo su argomentazioni e motivazioni
che in realta’ non lo sfiorano o che sfuggono ai propri bisogni del momento
, improntati su un aumento di
egocentrismo, di dipendenza dagli altri, di tentativi di controllo spesso
speculari alla sensazione di “perdita” di se’ stessi. Questi bisogni, che
talora divengono “pretese” risultano molto disturbanti per l’ambiente che lo
circonda. Andando avanti, col ridursi
dell’autonomia, questi aspetti regressivi diventano sempre piu’ rilevanti e
l’ammalato non e’ piu’ in grado di restare da solo ne’ di badare a se’ stesso. E’
il momento in cui bisogna introdurre degli aiuti domestici, spesso rifiutati o
non all’altezza del compito, oppure, nei casi piu’gravi, fare ricorso a delle
strutture residenziali: scelta ritenuta affettivamente la peggiore.
Da
questo breve quadro si evince non solo l’importanza di una diagnosi precoce nel
tentativo di rallentare il piu’
possibile il processo di decadimento cognitivo e comportamentale dell ‘ammalato,
ma anche fornire ai familiari, fin dalle prime fasi , un intervento di counselling psicologico individuale in
modo da affrontare il percorso nel modo piu’ adeguato .
Successivamente anche i gruppi di auto aiuto possono
offrire uno spazio di condivisione e di confronto utile a sostenere
l’inevitabile stress e sofferenza che l’esperienza comporta. Esperienza che
suscita reazioni emotive intense e contraddittorie, con sentimenti di colpa e
di impotenza che contribuiscono a rendere piu’ faticoso l’impegno che essa
richiede.