sabato 6 settembre 2014

Ancora sulla casa, simbolo della dimensione interiore della vita psichica

Ritornando sull'argomento del mio post precendente e in linea con la mia riflessione , mi piace riportare il mio commento al film del 2012 di Francois Ozon 

 
La relazione insegnante-allievo, così come quella terapeuta paziente è il luogo entro cui si attivano profonde i-stanze interne, esplicitando in essa segreti aspetti del sé, ombre tacitate che nella dimensione educativa o terapeutica trovano spazio, respiro, svelamento.

Entrare nella casa-psiche dell’Altro è un movimento di penetrazione incestuosa sostenuto dal desiderio di conoscenza e di esplorazione delle proprie capacità e dei propri confini. Nessuno dei due può esimersi da questa “necessità” di esplorazione che attraverso l’altro lo conduce dentro sé stesso, a volte rimanendone intrappolato, con-fuso, non riconoscendo più chi è l’uno e chi è l’altro. In questo gioco di specchi e di manipolazione reciproca, il film apre allo spettatore una visione sempre più prospettica delle profondità dell’anima, le sue contorsioni, il suo continuo slittare tra realtà e immaginazione. Ognuno si appropria  di una parte dell’altro, “realizzando” attraverso l’altro quello cui non ha  saputo dare forma , approfittando dell’ occasione che la situazione offre per recuperare tempi perduti, possibilità sprecate : come Germain, il professore del film di Ozon , scrittore mancato,  e Claude, il sedicenne allievo della sua classe, che si distingue dagli altri per la originalità di quello che scrive,  raccontando nei particolari l’amicizia con un altro studente, “dentro” la casa di quest’ultimo,  nella quale si insinua con morbosa curiosità. Nei suoi temi , il cui finale e' sempre un “continua” come i racconti delle sedute psicoanalitiche , il giovane trascina la curiosità del professore e della propria moglie,  ognuno riconoscendo in esso elementi della propria storia in un quadro dove la realtà sfuma nella immaginazione, attraendo l’uno e l’altro nella seducente complicità della storia stessa. E’ così che ognuno prende qualcosa dall’altro per scrivere la “propria” storia  spingendosi più in là dei limiti che il contesto scolastico richiede, alimentando sospetti e allusioni fino al finale dove ognuno sarà costretto a tornare nella realtà ordinaria, non senza nuove ferite e fallimenti.

Come in una seduta psicoanalitica, il rapporto tra allievo e maestro, tra narratore e ascoltatore,  tra regista e spettatore , diventa  un legame che, sollecitato dalle parole, trasforma la fantasia in realtà, i desideri in fatti, riconfermando che nella casa interna in cui abitiamo le immagini rappresentano la nostra verità. Bellissima la scena finale che chiude le porte sulla inafferrabilità di ciò che veramente accade dentro ogni casa  e sul rischio che , osservandola o ascoltandola,  ci si possa perdere.

 

 
 

 
 

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