La relazione insegnante-allievo, così come quella
terapeuta paziente è il luogo entro cui si attivano profonde i-stanze interne,
esplicitando in essa segreti aspetti del sé, ombre tacitate che nella
dimensione educativa o terapeutica trovano spazio, respiro, svelamento.
Entrare nella casa-psiche dell’Altro è un movimento di
penetrazione incestuosa sostenuto dal desiderio di conoscenza e di esplorazione
delle proprie capacità e dei propri confini. Nessuno dei due può esimersi da
questa “necessità” di esplorazione che attraverso l’altro lo conduce dentro sé
stesso, a volte rimanendone intrappolato, con-fuso, non riconoscendo più chi è
l’uno e chi è l’altro. In questo gioco di specchi e di manipolazione reciproca,
il film apre allo spettatore una visione sempre più prospettica delle
profondità dell’anima, le sue contorsioni, il suo continuo slittare tra realtà
e immaginazione. Ognuno si appropria di
una parte dell’altro, “realizzando” attraverso l’altro quello cui non ha saputo dare forma , approfittando dell’
occasione che la situazione offre per recuperare tempi perduti, possibilità sprecate
: come Germain, il professore del film di Ozon , scrittore mancato, e Claude, il sedicenne allievo della sua
classe, che si distingue dagli altri per la originalità di quello che
scrive, raccontando nei particolari
l’amicizia con un altro studente, “dentro” la casa di quest’ultimo, nella quale si insinua con morbosa curiosità.
Nei suoi temi , il cui finale e' sempre un “continua” come i racconti delle
sedute psicoanalitiche , il giovane trascina la curiosità del professore e
della propria moglie, ognuno
riconoscendo in esso elementi della propria storia in un quadro dove la realtà
sfuma nella immaginazione, attraendo l’uno e l’altro nella seducente complicità
della storia stessa. E’ così che ognuno prende qualcosa dall’altro per scrivere
la “propria” storia spingendosi più in
là dei limiti che il contesto scolastico richiede, alimentando sospetti e allusioni
fino al finale dove ognuno sarà costretto a tornare nella realtà ordinaria, non
senza nuove ferite e fallimenti.
Come in una seduta psicoanalitica, il rapporto tra
allievo e maestro, tra narratore e ascoltatore,
tra regista e spettatore , diventa un legame che, sollecitato dalle parole,
trasforma la fantasia in realtà, i desideri in fatti, riconfermando che nella
casa interna in cui abitiamo le immagini rappresentano la nostra verità.
Bellissima la scena finale che chiude le porte sulla inafferrabilità di ciò che
veramente accade dentro ogni casa e sul
rischio che , osservandola o ascoltandola, ci si possa perdere.
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