domenica 25 gennaio 2015

Still Alice: l'arte di dimenticare


L’Alzheimer e’ la malattia della perdita. Non la perdita irreversibile della vita, ma la perdita della mente intesa come contenitore dell’identita’ personale, delle esperienze, dei legami affettivi. Come se questo prezioso contenitore avesse una fessura man mano sempre piu’ larga, dalla quale fuoriescono ricordi, pensieri, emozioni. Un contenitore che si svuota della propria vita, malgrado la sua presenza fisica, malgrado il mondo che lo circonda sia ancora li, identico, ma gia' smarrito.  L’immagine di chiusura del film ne e’ la rappresentazione piu’ eloquente : nello splendente viso di Julianne Moore, gradualmente la luce si spegne, fino a quell’ultima espressione, drammaticamente assente. Per chi come me di questa malattia ha fatto esperienza diretta, personale e professionale, e’ la lontananza  di quella espressione che, al contrario, riporta indietro i ricordi volutamente messi da parte,  gli sguardi vuoti con cui ho avuto a che fare, quell’esserci senza esserci di tutti coloro a cui ho somministrato i test della memoria, ripetuto le serie di parole da ricordare, le date e le stagioni da ripassare. E, naturalmente, il volto di mia Madre. Gli ultimi anni di una presenza senza ancore, che necessariamente si e’ costretti a  sostituire per mantenerne almeno la dignita’. E' questo l’altro aspetto che il film evidenzia: le relazioni familiari e sociali subiscono lo stesso disorientamento che coglie alla sprovvista chi ne comincia ad avvertire i segnali, prima che la coscienza diventi nebbia, come succede ad Alice Howland, la brillante e ambiziosa protagonista di questo film che,  prima ancora di affidarsi alle cure del marito e alla attenzione dei figli, affida al pc e al cellulare  la memoria di se’ e l’autonomia delle proprie scelte. Ma neanche la tecnologia puo’ impedire il decadimento di una intelligenza costretta a sacrificare la propria presunzione e a fare i conti con l’imprevedibilita’ della malattia. E forse e’ proprio attraverso gli sbandamenti che il caso costruisce per i personaggi che vi sono coinvolti , che gli stessi possono riscrivere la  trama dei propri legami, mai del tutto scontati, a volte persino sconosciuti, ma sempre gli unici a potere aiutare a sopravvivere.

.