mercoledì 28 ottobre 2015

Cibo : il nuovo demone

Nell'era dell'abbondanza -almeno quella dei paesi capitalistici- il cibo e la sua offerta sta occupando un posto di primo piano nell'immaginario collettivo. Se nei secoli precedenti esso era tra gli oggetti di desiderio quello più eticamente accettabile in quanto intorno ad esso ruotava il culto familiare, la convivialità in genere, i rituali festivi, rappresentando il piacere nella sua forma più primitiva e quindi tutto sommato più innocente, lo stesso è oggi cacciato nell'inferno dei peccati più temibili per la salute del corpo, per la sua bellezza, divenendo una delle minacce più preoccupanti. L'ortoressia -della quale ho già scritto- sembra essersi diffusa tra un numero rilevante di persone che, nella ricerca ossessiva del mangiare sano, hanno eliminato dalla tavola tutto quello che di più gustoso su di essa ci possa essere. Che il peccato di gola abbia sostituito quello del sesso? Che la libertà sessuale raggiunta abbia suscitato inconfessabili ansie e inconsci bisogni di punizione? Se nei secoli immediatamente precedenti la pulsione sessuale e i suoi desideri erano considerati i più pericolosi per la salvezza dell'anima, nell'etica del corpo il cibo è divenuto il nemico della sua vita, e viceversa il suo salvatore, la sua medicina, la sua salvezza. Il cibo è così diventato nutrimento di fobie ed ossessioni di vario genere sulle quali proliferano le scelte vegetariane, vegane, crudiste, in primis l'abolizione di tutto ciò che proviene dal mondo animale. Sembra che la tendenza attuale vada verso la spiritualizzazione dell'alimentazione, alla rinuncia del gusto, al sacrificio del piacere in cambio di una lunga vita, libera da malattie e, perchè no, forse anche dalla morte. Nello spirito del tempo la pratica della temperanza, del sacrificio e della rinunzia si è trasferita negli studi medici, nelle palestre, templi del nuovo culto. Del resto eros e cibo hanno un legame antico, fatto di sensualità e piacere, gusto e odori, che nell'attuale ossessione del mangiare sano si è certamente impoverito. In particolare la demonizzazione della carne e di tutti i suoi derivati ha sostituito la proibizione dei comportamenti sessuali a rischio Aids del secolo scorso, predicando la castità come mezzo più appropriato per evitarne il contagio. La nuova castità alimentare non è solo, come un equilibrato regime richiede, una indicazione per evitare abbuffate, eccessi e abusi di stili alimentari certamente dannosi per la salute, ma una pericolosa diffusione di paure ossessive e ingiustificate, enfatizzate dai mezzi di comunicazione e da dichiarazioni allarmistiche, che talora conducono a scelte alimentari sconsiderate per sé stessi e per i familiari più vicini. Ricordo a tale proposito il recente film Hungry Hearts il cui commento è tra i post precedenti di questo stesso blog, nonchè analoghi casi di cronaca riguardanti la malnutrizione che alcuni genitori attuano sui figli in età evolutiva.
Per concludere, credo che ogni epoca abbia i suoi demoni considerando la virtù nei modi in cui la cultura del tempo la elabora e la definisce in base ai suoi valori e ai suoi modelli. Se oggi la virtù consiste nella temperanza alimentare è coerente con il culto del corpo e con il narcisismo individuale, mentre a livello collettivo può essere considerata compensatoria della disparità esistente tra l'abbondanza e la fame che ancora affligge il nostro pianeta.