Nell'era
dell'abbondanza -almeno quella dei paesi capitalistici- il cibo e la
sua offerta sta occupando un posto di primo piano nell'immaginario
collettivo. Se nei secoli precedenti esso era tra gli oggetti di
desiderio quello più eticamente accettabile in quanto intorno ad
esso ruotava il culto familiare, la convivialità in genere, i
rituali festivi, rappresentando il piacere nella sua forma più
primitiva e quindi tutto sommato più innocente, lo stesso è oggi
cacciato nell'inferno dei peccati più temibili per la salute del
corpo, per la sua bellezza, divenendo una delle minacce più
preoccupanti. L'ortoressia -della quale ho già scritto-
sembra essersi diffusa tra un numero rilevante di persone che, nella
ricerca ossessiva del mangiare sano, hanno eliminato dalla tavola
tutto quello che di più gustoso su di essa ci possa essere. Che il
peccato di gola abbia sostituito quello del sesso? Che la libertà
sessuale raggiunta abbia suscitato inconfessabili ansie e inconsci
bisogni di punizione? Se nei secoli immediatamente precedenti la
pulsione sessuale e i suoi desideri erano considerati i più
pericolosi per la salvezza dell'anima, nell'etica del corpo il cibo è
divenuto il nemico della sua vita, e viceversa il suo salvatore, la
sua medicina, la sua salvezza. Il cibo è così diventato nutrimento
di fobie ed ossessioni di vario genere sulle quali proliferano le
scelte vegetariane, vegane, crudiste, in primis l'abolizione di
tutto ciò che proviene dal mondo animale. Sembra che la tendenza
attuale vada verso la spiritualizzazione dell'alimentazione, alla
rinuncia del gusto, al sacrificio del piacere in cambio di una lunga
vita, libera da malattie e, perchè no, forse anche dalla morte.
Nello spirito del tempo la
pratica della temperanza, del sacrificio e della rinunzia si è
trasferita negli studi medici, nelle palestre, templi del nuovo
culto. Del resto eros e cibo hanno un legame antico, fatto di
sensualità e piacere, gusto e odori, che nell'attuale ossessione del
mangiare sano si è certamente impoverito. In particolare la
demonizzazione della carne
e di tutti i suoi derivati ha sostituito la proibizione dei
comportamenti sessuali a rischio Aids del secolo scorso, predicando
la castità come mezzo più appropriato per evitarne il contagio. La
nuova castità alimentare non è solo, come un equilibrato regime
richiede, una indicazione per evitare abbuffate, eccessi e abusi di
stili alimentari certamente dannosi per la salute, ma una pericolosa
diffusione di paure ossessive e ingiustificate, enfatizzate dai mezzi
di comunicazione e da dichiarazioni allarmistiche, che talora
conducono a scelte alimentari sconsiderate per sé stessi e per i
familiari più vicini. Ricordo a tale proposito il recente film
Hungry Hearts il
cui commento è tra i post precedenti di questo stesso blog, nonchè
analoghi casi di cronaca riguardanti la malnutrizione che alcuni
genitori attuano sui figli in età evolutiva.
Per
concludere, credo che ogni epoca abbia i suoi demoni considerando la
virtù nei modi in cui
la cultura del tempo la elabora e la definisce in base ai suoi valori
e ai suoi modelli. Se oggi la virtù consiste nella temperanza
alimentare è coerente con il culto del corpo e con il narcisismo
individuale, mentre a livello collettivo può essere considerata
compensatoria della disparità esistente tra l'abbondanza e la fame
che ancora affligge il nostro pianeta.
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