Riflettendo sulla malattia
Nella
visione psicosomatica ogni nostra esperienza si registra
contemporaneamente o, in modo più preciso sincronicamente, nella
mente e nel corpo. La contemporaneità risolve l'enigmatico salto
postulato da Freud come causa ed effetto tra l'uno e l'altro
piano, rintracciando nella unità fondamentale di psiche e soma la
possibilità di esprimersi nei due registri in modo differente, ma
nello stesso momento. Per fare un esempio ricorro alle emozioni:
qualunque emozione, dalla gioia alla sorpresa, dal dolore alla paura,
dall'attesa al disgusto, crea contemporaneamente una alterazione
dello stato mentale e cognitivo di chi la prova, come anche una
modificazione delle funzioni fisiologiche (frequenza del battito
cardiaco, aumento della pressione del sangue, circolazione di
sostanze biochimiche) tanto per partire da situazioni semplici e
facilmente verificabili. Siamo soliti pensare che il nostro corpo sia
un oggetto da noi posseduto, e non il soggetto fondamentale delle
nostre azioni, pensieri, desideri. Eppure tutti sappiamo quanto si
illumini il nostro sguardo nei momenti di gioia, e come tutta la
nostra persona si incupisca quando sta attraversando un dolore. Senza
volere fare un discorso romantico o da psicologia positiva molto di
moda in questo periodo, voglio solo osservare come tutti i nostri
stati d'animo, pensieri, angosce e patimenti si inscrivano nel corpo
se si tratta di contenuti mentali, cosi come, viceversa , raggiungono
la nostra mente e la nostra dimensione psichica quando partono da una
esperienza corporea. Perchè stupirsi di fronte alla affermazione
che tutto ciò che sperimentiamo avviene simultaneamente nel corpo e
nell'anima, compresa la malattia, tutte le malattie.
La malattia altro non è infatti che la
manifestazione
somatica di un disagio dell’individuo che così come viene vissuto
emozionalmente e psichicamente, allo stesso tempo viene a registrarsi
e ad esprimersi sul corpo. Del resto le correlazioni e interazioni
tra depressione
e malattie tumorali, tra sofferenze emotive e sindromi degenerative,
tra ripetuti eventi stressanti e gravi patologie del sistema
immunitario, tra prolungati stati di ansietà e malattie
cardiovascolari
sono
ben note nella letteratura scientifica, ma vengono associate in senso
generico e senza alcuna specificità. Aspetto invece fondamentale per
capire come ognuna di queste patologie sia diversa in ogni individuo,
così come la sua insorgenza, il suo decorso e il suo esito e,
insieme, il suo significato, la sua funzione, la sua
rappresentazione. Come dire che ognuno i questi vissuti si manifesta
nel teatro interno ed esterno della persona che la vive, in modo
assolutamente unico ed individuale. Non
esiste la malattia, esiste il malato
è il principio cardine dell'omeopatia.
L’esperienza
profonda della nostra vita , le nostre delusioni , perdite o
fallimenti, plasmano i nostri pensieri e sentimenti, e si esprimono
sotto forma di polmonite o di cancro non meno di quanto possa
esprimersi in forma di nevrosi ossessiva o di isteria.
Quando
uno stato ansioso si prolunga nel tempo scatena nell'organismo un
disordine psico-fisico che produce gravi stati di malessere ad ogni
livello , alterando le funzioni vitali e gli stessi organi che
significativamente ne sono colpiti. Tutti i disordini
patologici, cancro compreso, hanno la loro chiave di lettura nella
psiche dell’individuo e in quello che sta vivendo o ha vissuto. Il
sintomo va considerato pertanto come un richiamo inviatoci dal corpo
per riportare la nostra attenzione verso quel determinato punto che
ha interrotto e incrinato l'equilibrio della nostra unità
psicofisica. Esso è un modo per ricondurre la coscienza
dell'individuo alla consapevolezza del suo male, inteso in ogni
senso e che, senza escludere i mezzi che la moderna medicina
scientifica mette a disposizione, lo integra nella sua totalità con
atteggiamento risoluto, orientandolo alla guarigione non vista solo
come eliminazione del sintomo, ma come ricerca di una soluzione più
adattiva al proprio disagio esistenziale. Non è una prospettiva
nuova, né una demagogia della mente, ma una visione che, considerata
già da Paracelso e da Pitagora nell'antichità, dona all'individuo
la possibilità di farsi parte attiva della propria malattia,
scegliendo il percorso di cura con lucidità e determinazione,
piuttosto che subirlo. Si può vivere con la malattia come dimostrano
tantissimi esempi, o per dirla con Oreste Speciani, di cancro si
vive. Tutte le terapie, anche le più invasive, gli interventi
chirurgici, e ogni altro mezzo offerto oggi dalla medicina necessita
del sostegno, della capacità, della volontà dell'individuo a
raggiungere gli scopi. Non è il pensiero magico che entra in azione,
ma il desiderio di andare oltre se stessi, oltre il proprio dolore.
Basta accettarlo, dialogare con esso senza rimuoverlo o esorcizzarlo,
evitare che la sua presenza si diffonda anche dove non è necessario,
viverlo senza lasciarsene distruggere, possederlo piuttosto che
farsene possedere. Non è un mantra, ma una condizione dell'anima,
uno stato entro il quale la vita di sempre assume altri contorni e
nuovi connotati.